Belenenses: una parabola sull’economia grigia che divora il calcio – 1

Chi ha già letto il mio Gol di rapina. Il lato oscuro del calcio globale (Clichy, pagine 292, 15 euro) conosce la storia.

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Chi invece non l’ha ancora fatto, provveda. Avrà così modo di capire meglio il senso di ciò che racconto qui. Soprattutto, gli sarà chiaro il fatto che le vicende legate alla presa sul calcio da parte dell’economia parallela non finiranno mai di essere raccontate, e che ogni giorno ne sorgeranno di nuove. Quella che sto per raccontare (o meglio, aggiornare) qui è paradigmatica. Per svilupparla mi sarà necessario più di un post del blog, ché altrimenti dovrei scrivere un articolo lunghissimo e dedicare alla sua stesura una quantità di tempo che non ho. Inoltre, man mano che leggete, dovete sempre tenere presente di trovarvi davanti a una storia fra le centinaia (migliaia?) narrabili sul tema del rapporto fra il calcio e la sua economia parallela. Il lavoro di ricerca, documentazione e divulgazione è improbo, tanto più che la stampa sportiva preferisce occuparsi di fuffa. E non parlo soltanto di quella italiana.

Ma vengo ai fatti. La storia che racconto riguarda il Belenenses, cioè il terzo club calcistico di Lisbona. Esso è espressione del quartiere storico di Belém. Cioè, uno dei siti di maggior valore architettonico e artistico al mondo.

La Torre di Belém
La Torre di Belém

 

Il Belenenses può anche fregiarsi di un primato: è, assieme al Boavista Porto, il solo club a avere vinto un campionato a girone unico in Portogallo (stagione 1945-46) al di fuori della dittatura costituita dalla triade Benfica-Porto-Sporting Lisbona.

Dal 4 novembre 2012 il Belenenses è finito sotto il controllo di un fondo d’investimento, gestito da un faccendiere portoghese, Rui Pedro Soares, vicino all’ex premier socialista José Sócrates.

Rui Pedro Soares
Rui Pedro Soares
José Socrates
José Socrates

Rui Pedro Soares (da qui in poi RPS) è stato coinvolto in due scandali particolarmente pesanti della vita pubblica portoghese recente: il caso Face Oculta e il caso Taguspark. Il processo relativo a Taguspark lo ha visto uscire assolto. Quanto a Face Oculta, il procedimento giudiziario è ancora in corso.

Tutte le notizie fin qui accennate su RPS sono riportate in Gol di rapina. Ma ciò che più interessa, nelle pagine del libro e del paragrafo dedicate al Belenenses e a RPS, sono due passaggi che vi riporto a seguire. Il primo riguarda la scorribanda nel campo dei diritti televisivi, che vide RPS mettere su bottega con un potente giornalista portoghese, Emidio Rangel. Obiettivo: comprare i diritti tv della Liga spagnola, aggiudicandosi la possibilità di trasmetterne le gare in Portogallo. Ecco l’estratto del libro:

Infatti, a meno di un anno dalle dimissioni da dirigente di PT il faccendiere riconquista l’attenzione dei media vestendo i panni del finanziere d’assalto. A gennaio 2011 si diffonde la notizia che mette in subbuglio il settore dei diritti televisivi sul calcio: una società sbucata dal nulla ha acquistato i diritti sulla Liga spagnola a partire dalla stagione 2012-13 soffiandoli al canale Sport TV e alla società cui esso fa capo, Controlinveste. Va sottolineato che per gli appassionati di calcio portoghesi la Liga è un torneo importante quasi quanto quello di casa. Dall’altra parte del confine iberico è impegnata una vasta colonia calcistica portoghese, capeggiata da personaggi come Cristiano Ronaldo, Mourinho, Pepe, Ricardo Carvalho. Se ha un senso indicare il principale campionato dei portoghesi all’estero, questo è da sempre la Liga spagnola. Accaparrarsene i diritti significa realizzare un affare dagli enormi margini di guadagno. E quando si va a guardare chi siano i personaggi che hanno realizzato il colpaccio sul mercato dei diritti televisivi, vengono fuori due nomi ben noti al pubblico portoghese: uno è Rui Pedro Soares, l’altro è Emídio Rangel. Questi è un giornalista molto noto e potente in Portogallo nonché dichiaratamente massone, affiliato alla potente loggia Universalis. I due vanno a negoziare con Mediapro, la società detentrice dei diritti della Liga, e la spuntano acquistando per 9 milioni di euro il pacchetto attraverso una società denominata Worldcom. Proprietari della società, col 50% del pacchetto azionario a testa, risultano essere Fernando Soares e Maria Oliveira, i genitori di Rui Pedro Soares, mentre il fratello Fernando è l’amministratore. Il settimanale Expresso ipotizza che dietro l’affare, ancora una volta, vi sia una manovra politica confezionata dai partiti socialisti della penisola iberica. Mediapro sarebbe una società vicina alla galassia dell’allora premier socialista spagnolo José Luis Zapatero, mentre sul versante portoghese il legame fra RPS e José Sócrates è noto. Anche in questo caso la manovra va male, tanto più che il tramonto dei due leader socialisti è ormai inesorabile. A ogni modo, nella fase iniziale i progetti della coppia Rangel-Soares sono ambiziosi. Oltre alla commercializzazione dei diritti della Liga c’è in ballo l’acquisizione di quelli sulle gare del Benfica. Si parla anche del lancio di un news magazine settimanale e di un canale radiofonico. Non c’è nemmeno il tempo di veder partire una petizione sul web attraverso la quale si chiede chi finanzi la premiata ditta Rangel-Soares, che i due litigano. A febbraio Worldcom vende alcune quote facendo entrare nuovi investitori. A marzo i due hanno già celebrato la rottura. A motivare la fine del sodalizio sono i tentativi di Soares di vendere i diritti della Liga fatti senza consultare il socio. Del resto, Worldcom è sempre stata sotto il pieno controllo del faccendiere. La fine della vicenda è prevedibile, eppure non risparmia il colpo di scena. A fine maggio 2011 Rui Pedro Soares vende Worldcom a Miguel Pais do Amaral, miliardario di sangue blu appassionato di sport e motori nonché comproprietario di TVI. Un nome che ricorre, quello della stazione televisiva. Pais do Amaral, che secondo una stima fatta nel 2010 deteneva cariche amministrative in ben 73 imprese, vorrebbe mettere le mani anche sui diritti relativi alle partite del Benfica. Le cose non vanno come il 4° Conte di Alferrarede (questo è il titolo nobiliare di Pais do Amaral) auspicherebbe. Il Benfica recalcitra a accettare l’offerta, e la rigetterà definitivamente a gennaio 2013. Cioè cinque mesi dopo che il nuovo proprietario di Worldcom perde i diritti sulla Liga, mancando pure di pagare la prima tranche a Mediapro. A trasmettere le gare del campionato spagnolo è di nuovo Sport TV, come se nulla fosse successo. Per la rescissione del contratto, Pais do Amaral citerà Mediapro e avanzerà una richiesta di risarcimento da 10 milioni. Per lui l’avventura calcistico-televisiva in Spagna finisce comunque male, ma può consolarsi col fatto che dall’altra parte della frontiera trovi l’amore. Nell’estate 2013 i rotocalchi iberici danno notizia della relazione con una ricchissima donna spagnola di nobili origini e chilometrico cognome: Alicia Koplowitz y Romero de Jeseu, marchesa de Bellavista y del Real Socorro. Si tratta della quarta persona più ricca di Spagna secondo una classifica stilata nel 2009, figlia d’una famiglia di ebrei tedeschi riparati nella penisola iberica per sfuggire al nazismo. Alla fine della festa, il solo a aver lucrato dalla vendita dei diritti televisivi della Liga è Rui Pedro Soares.

Emidio Rangel
Emidio Rangel
Miguel Pais do Amaral
Miguel Pais do Amaral
Alicia Koplowitz y Romero de Jeseu
Alicia Koplowitz y Romero de Jeseu

L’estratto che vi ho riportato è utile per familiarizzare con un personaggio nel quale torneremo a imbatterci fra poco: Miguel Pais do Amaral. L’altro estratto riguarda un’ipotesi sui reali interessi che hanno spinto RPS a acquistare il Belenenses attraverso il fondo Codecity Sports Management (CSM). In particolare, viene riportata la perplessità del vicepresidente del club di Belem, Antonio Polena, che intravede una gigantesca speculazione immobiliare nei terreni intorno all’Estadio do Restelo:

I dissidenti sono costretti a mollare. Come accade al vicepresidente Antonio Polena, che contesta alcuni passaggi dell’accordo fra il club e CSM. Sostiene innanzitutto che l’assemblea del 4 novembre abbia dato l’ok a trattare con CSM, e non ancora alla cessione del club. Sottolinea che a mettere fretta al club, spingendolo a chiudere l’accordo, è stato un debito per l’ennesimo calciatore acquistato e non pagato: si tratta del brasiliano Thiago Silveira, prelevato dal Belenenses nel 2008 e subito spedito altrove. Il suo primo club professionistico, l’Avai, reclama i diritti di formazione. Ballano 270 mila euro, cifra per ottenere la quale l’Avai si rivolge alla Fifa. La confederazione mondiale darà ragione al club brasiliano nell’estate del 2013. E la prospettiva di dover fare fronte a quel debito, o di dover scontare le sanzioni disciplinari (punti di penalizzazione, e in seguito la retrocessione), mette pressione ai soci del Belenenses portandoli a decidere d’assoggettarsi alla CSM. Ma ciò che soprattutto desta perplessità a Polena è l’aspetto che riguarda la gestione degli asset immobiliari: lo stadio do Restelo, innanzitutto, e in generale le strutture della polisportiva. L’ex vicepresidente sottolinea maliziosamente che uno dei soci di CSM è un’impresa di costruzioni. E certo sarà una coincidenza, ma dopo un solo anno alla guida del club RPS esterna la necessità che il club si doti di un nuovo campo d’allenamento, magari in un nuovo impianto.

Fin qui è tutto ciò che è riportato nel libro, la cui stesura si è conclusa a fine gennaio. E ecco che la cronaca giunge a confermare la profezia di Polena riportata in Gol di Rapina. Sabato scorso, a poche ore dalla gara del Belenenses contro l’Arouca decisiva per la permanenza in serie A, i soci del Belenenses si sono visti presentare il progetto della Cidade Belenenses. Un investimento da 66 milioni di euro, per lo sviluppo di un’area da 41.500 metri quadri intorno all’Estadio do Restelo. I capitali saranno interamente versati da Edge Group, una holding di investitori portoghesi e internazionali che sta speculando sul settore immobiliare portoghese, massacrato in anni recenti dalla crisi economica del paese e segnato da un aperdita di valore che negli anni ultimi quattro anni è stata stimata intorno al 15%. Chi c’è fra gli investitori di Edge Group? Miguel Pais do Amaral, quello che aveva ricomprato i diritti della Liga da RPS attraverso, salvo poi non riuscire a onorare l’investimento. In poco più di un anno il vero senso dell’operazione che ha portato RPS a capo del Belenenses si è mostrato definitivamente. Ma i contorni dell’affare e i personaggi che intorno a esso si muovono sono ancora tutti da illustrare. Lo farò a puntate, nei prossimi giorni.

 

L'Estadio do Restelo
L’Estadio do Restelo

 

 

 

 

3 risposte a “Belenenses: una parabola sull’economia grigia che divora il calcio – 1”

  1. […] amici, ecco la seconda parte dell’analisi sulla situazione del Belenenses. La prima è qui. Ne seguiranno almeno altre […]

  2. […] in altre realtà, come quella del Belenenses (la cui storia è raccontata da Pippo Russo, la prima parte qui) o dell’Estoril Praia (serie B portoghese) che è dal 2000 sotto il controllo della Traffic […]

    1. Grazie della citazione! 🙂

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