Massimo Bisotti e la deriva della donna italiana media – 1 L’idolo delle Desperate Webwives

“Tu non hai idea di quanto pietosa sia la condizione della donna italiana media”. Ho raccolto questa battuta durante una conversazione privata su Facebook. Come al solito si parlava di libri. Di pessimi libri, per essere precisi. E l’attenzione era caduta sulla serie “La confraternita del pugnale nero”.

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Di cui mi è stato riferito che abbia un grande seguito di lettrici, molte delle quali radunate dentro agguerriti forum internet. Mi si è narrato di discussioni all’ultimo sangue, e di dannazioni reciprocamente scagliate come se in ballo ci fosse l’onore d’intere stirpi oltre a quello personale. Una confraternita che s’accapiglia sulla Confraternita, verrebbe da dire. Tutto molto desolante se osservato dall’esterno. E tanto più rilevante se penso che a passarmi tali informazioni e considerazioni sullo stato della donna italiana media è stata una donna.

Non sono in grado di confermare il giudizio della mia interlocutrice a proprosito della Confraternita (intesa come romanzo seriale) e delle consorelle, perché non conosco l’una e le altre. Posso invece supportare al centouno per cento l’opinione sul desolante stato di salute culturale e emotivo-affettiva della donna italiana media. E neutralizzo immediatamente l’accusa di misoginia ricordando quali siano state di recente le mie considerazioni sull’uomo italiano medio. Un tipo di cui ho una pessima opinione, ma costantemente suscettibile di peggioramento. Ne ho parlato nella breve serie di post dedicata alle web avventure di Lara (si legga qui, qui, qui e qui), cui prima o poi dovrò dare un seguito. Dunque non mi si può accusare d’avere pregiudizi di genere se dico che sì, la condizione della donna italiana media tocca livelli di sfacelo forse peggiori rispetto a quelli toccati dalla condizione dell’uomo medio. E è proprio dall’industria culturale che giungono i sintomi più significativi di questa degenerazione. L’incomprensibile trionfo della serie delle 50 sfumature e di tutti i suoi surrogati ne è un esempio, così come la divizzazione di Fabio Volo. Ma non è ancora abbastanza. Come nel caso del maschio italiano medio stanato da Lara, anche nel caso del suo corrispettivo femminile è sul web che vengono a registrarsi gli schemi comportamentali più tristi.

Abbiamo tutti abbastanza esperienza di internet per sapere come vadano le cose.

La rete apre un campo di facoltà che non tutti siamo in grado di governare. Le possibilità si moltiplicano assieme agli abbagli, e i rischi vengono percepiti soltanto dopo. Molto dopo. Soprattutto il web è una sterminata serra di artisti senz’arte, ma che trovano una parte altrimenti negata (e per ragioni più che legittime) nella vita offline. I social network pullulano di cantautori che nella vita offline non hanno pigolato una strofa nemmeno al terzo matrimonio della sorella. O di poeti che imbroccano raffinate rime tipo “Bevvi l’acqua minerale/ feci colmo l’orinale”. O di filosofi che non sbagliano mai la qualità d’olio di semi da usare per friggere l’aria. E infine di autonominati scrittori, pronti a discettare del tema che non passa mai di moda: l’ammooooore. E quando un giorno l’umanità si sarà estinta, forse un’entità intellettualmente superiore spiegherà come mai questa specie di bipedi del passato pullulasse di maniaci sentimentali. Purtroppo questa spiegazione non posso darla io. Sono contemporaneo di tutto questo, mi manca il distacco che serve a giudicare. Ma posso dire con certezza che, rispetto a ciò, l’epoca del web ripropone una struttura di mercato e schemi di consumo consolidati già nel tempo in cui non era ancora avvenuto il passaggio dagli atomi ai bit: il pubblico è quasi esclusivamente femminile, i divi sono soltanto maschili. Una volta si chiamavano casalinghe disperate, adesso sono le Desperate Webwives. Loro se ne stanno lì a spasimare dietro a ogni aggiornamento web del divo credendo che dall’altra parte dello schermo si celi un omino ammodìno, in completo rigato con camicia bianca e pochette celeste che sbuca dal taschino, aduso a scrivere i post sul web soltanto dopo aver affondato il naso in un bocciolo di rosa rossa. Non immaginano, le ignave, che all’altro capo della comunicazione c’è spesso un lercio in mutande e canottiera, con la cicca che gli pende dal labbro e una mano sulla tastiera mentre l’altra gratta vigorosamente dentro i boxer. “Mò che je scrivo a ‘ste zzozzone?” dice soavemente fra sé e sé, mentre in giro per la rete una colonia di groupie attende trepidante.

È questo il brodo di coltura in cui nasce il fenomeno-Massimo Bisotti. A proposito del quale va rilevata una situazione paradossale: è al tempo stesso sconosciuto e notissimo. Un fenomeno di nicchia. Fa il pieno nel recinto delle Desperate Webwives; mentre fuori da lì è sconosciuto se gli va bene, altrimenti è disprezzato. E anch’io non avrei mai saputo della sua esistenza se non mi fosse stata segnalata. Un giorno mi venne detto di questo Massimo Bisotti che semina per il web pensierini sentimentali d’imbarazzante banalità. Andai a controllare, e trovai uno sfoggio d’insulsaggini assortite. Ma al tempo stesso fiutai la possibilità che quel virus si trasformasse in epidemia. Perché da sociologo so quanto sia forte la capacità di presa della banalità. Specie sul web, e specie se incrocia delle consolidate mediocrità esistenziali in cerca di rassicurazioni all’ingrosso. È per questo che invito sempre a non trascurare l’effetto-Chance Gardener. Cioè la capacità di presa di personaggi come il giardiniere alienato e disadattato di Oltre il giardino, le cui ovvietà vengono scambiate per acute considerazioni dal presidente della repubblica americano e da alcuni fra i suoi più influenti consiglieri. Quello dice che “dopo l’inverno arriva la primavera, e alla gelata succede la fioritura”, e i suoi interlocutori l’ascoltano come fosse un oracolo le cui parole vanno decodificate.

 

 

Il web è pieno di Chance Gardener, di spacciatori d’insulsaggini che vengono scambiati per delicati distillatori di sentimenti, per profondi pensatori new age o addirittura per profeti di una spiritualità inedita. E il problema non consiste nella loro pochezza, quanto nel fatto che essi siano lo specchio d’una mediocrità di massa. Composta di gente che ha rinunciato a affrancarsi dai propri limiti, e anzi cerca rassicurazioni sul fatto che quel poco di cui è capace sia una soglia accettabile. Persone in fuga dall’obbligo d’essere esigenti verso se stesse.

È dentro quest’ambiente stagnante che emerge Massimo Bisotti. Un omino che scrive cose pessime per forma e contenuto, libri compresi. La versione da hard discount dell’orrendo Fabio Volo, che al confronto spicca come un Boris Vian dei giorni nostri. Nemmeno capace di scrivere una bio decente per il sito personale. Ve la riporto così com’è e dopo averne salvata la versione corrente, in vista dell’intervento della mano pietosa d’un webmaster:

Sono nato e vivo a Roma, ho studiato Lettere, suono il pianoforte e amo l’energia che mi trasmette. Compongo musica, sono un appassionato di letteratura, psicoiogia, filosofie orientali, in particolare amo la cultura Zen. Credo di aver iniziato a scrivere perché le mie parole rimarginassero le ferite e si chiudessero in cicatrici. Mettersi a nudo è un rischio ma vale la pena rischiare. Fondersi senza confondersi è alla base di ogni rapporto che funzioni. Utilizzare ogni dolore vissuto per gli altri e non come un pass contro gli altri. Spendersi senza riserve e donare quel che si può. Quindi donare quel che si è. Viaggia pure attraverso le strade dell’anima ma senza andare controcuore. Avere contro il tuo cuore è più devastante che avere contro il cuore degli altri. La mia bio in due parole? Mai controcuore_

Mai vista tanta sciatteria distribuita in così pochi caratteri. Va a finire che il solo frammento su cui non si ha alcunché da ridire è. “Sono nato e vivo a Roma”. Poi cominciano le magagne.

  • “Ho studiato lettere”; significherà mica che non si è laureato?

  • “Suono il pianoforte e amo l’energia che mi trasmette”; cioè, una cosa non verificabile unita a una delle banalità più diffuse al mondo, quella riguardante l’energia che deriva dal suonare uno strumento musicale.

  • “Compongo musica”; qualcuno conosce un brano musicale di cui Bisotti sia autore?

  • “Sono un appassionato di letteratura, psicologia, filosofie orientali, in particolare amo la cultura Zen”; e qui, signore e signori, c’è il concentrato di banalità. Analizziamo i singoli segmenti. 1) “Sono appassionato di letteratura”: frase generica e dunque svuotata di significato, tanto quanto “sono appassionato di musica” o “sono appassionato di cucina”. 2) “(Sono appassionato di) psicologia”: cosa un po’ meno generica, e che comunque non prefigura alcuna competenza specifica sul tema, come del resto è facilmente riscontrabile dalla lettura dei testi bisottiani i cui personaggi mostrano una raffinatezza psicologica da cartone animato manga. 3) “(Sono appassionato di) filosofie orientali”; e qui siamo oltre la vaghezza (qualcuno sa quali cazzo siano i perimetri teorici e geografici delle “filosofie orientali”?), perché a essa si aggiunge la più trita delle scontatezze. Un altro appassionato di “filosofie orientali”! Vi mancava, vero? Dopo il vostro pizzicagnolo che da tre mesi s’è invaghito della supplente precaria di filosofia, e vorrebbe andare oltre la schiacciata cotto e fontina che le confeziona cinque giorni alla settimana perciò va a caccia d’argomenti per attaccare bottone; dopo il vostro parcheggiatore abusivo che da un sacchetto di libri abbandonato accanto al cassonetto della carta da riciclare ha pescato un volume di Zap Mangusta; dopo la vostra parrucchiera che s’è scoperta buddista, e lo rimarrà fino a che il suo collega estetista più giovane di dieci anni non si sarà fracassato i coglioni di partecipare ai riti del gruppo; dopo tutto ciò, sentivate proprio il bisogno di un Bisotti appassionato di “filosofie orientali”. E giuro che stapperò champagne il giorno in cui sentirò qualcuno dichiararsi appassionato di filosofie scandinave, o centramericane, o del Corno d’Africa. Perché ormai “appassionato di filosofie orientali”, al pari di “automunito” e “militesente”, è diventata una voce curricolare obbligatoria, senza la quale si rischia di non superare la prima scrematura di qualunque selezione per una posizione lavorativa. Provate a non metterci dentro “appassionato di filosofie orientali”, e vedrete come il vostro curriculum sarà fra i primi a volare nel cestino, più ancora che in conseguenza del mancato titolo di scuola media superiore. 4) Infine, “in particolare amo la cultura Zen”. Preposizione sulla quale molto ci sarebbe da ridire, poiché lo Zen è innanzitutto un atteggiamento verso la vita e il quotidiano, e non certo una cultura. Ma su questo si può anche essere indulgenti, dato che stiamo parlando d’uno di quegli oggetti a proposito dei quali l’attività di divulgazione ha causato gli effetti più deteriori. Rimasticatura d’altre rimasticature sputacchiate perché precedentemente ruminate e ripassate di bocca in bocca. In questo senso il povero Bisotti è solo uno dei tanti che hanno riciancicato la rimasticatura.

  • “Credo di avere iniziato a scrivere perché le mie parole rimarginassero le ferite e si chiudessero in cicatrici”. Questa è una delle Supercazzole Programmatiche Bisottiane, un concentrato d’insensatezza e di pessima scrittura. Si parte dal fatto che l’autore avrebbe delle ferite da curare. Una dichiarazione di fragilità che presso il vasto popolo delle Desperate Webwives ha sicura presa. Viviamo ancora l’epoca in cui l’uomo è moralmente e psicologicamente interdetto dal dichiarare in pubblico le proprie debolezze, figurarsi esibire le ferite. Sicché, se capita che un bipede maschile lo faccia, ecco che per incanto questi si ritrova circondato da un affetto femminile di venatura materna, diventa l’Idolo del Gineceo. “Ma guardate quanto è coraggioso e tenero quest’ometto che dichiara le proprie debolezze! Fossero tutti così l’òmmini!”. Dopo aver calato l’asso, Bisotti propone una frase dal senso zoppicante. Dice che le parole dovrebbero rimarginare le ferite e chiudersi in cicatrici. Dunque, prendendo alla lettera ciò che il San Sebastiano de noantri scrive, sono le parole e non le ferite a chiudersi in cicatrici. Voleva dire questo? Perché se è così, e al di là del fatto che comunque il senso è parecchio incerto, suona parecchio male leggere da uno “scrittore” che le parole sono cicatrici. Va anche precisato che quanto a cicatrici Bisotti ha idee parecchio bizzarre. Le esterna nel suo primo cosiddetto romanzo, “La luna blu”. Qui, nel cuore d’uno fra i tanti e spropositati monologhi (pagina 15), si legge: “I graffi del tempo rendono più luce a un viso e ne abbelliscono i contorni, se si nasce sotto il segno dell’amore. Le cicatrici non le inganni e quelle vere, quelle di chi ha amato davvero, non amano il trucco. Sono orgogliose di farsi mostrare”. La cicatrice come cifra estetica: come dire alle bisottine che, se sono davvero colme di grazia e sentimento amoroso, dovrebbero cadere ai piedi di Freddie Krueger.

Freddie Krueger
Freddie Krueger
  • Dopodiché il testo cambia registro. Smette d’essere una bio per trasformarsi in un’accozzaglia di frasi fatte e slogan da seminario motivazionale della Bisottology Inc. Probabilmente lui non scorge nemmeno l’incongruenza, di certo non la colgono le Desperate Webwives.

  • Si comincia con “Mettersi a nudo è un rischio ma vale la pena rischiare” (Anche mettersi in coda alle poste è un rischio, ma purtroppo s’ha da fare).

  • Si prosegue con “Fondersi senza confondersi è alla base di ogni rapporto che funzioni”; che oltre a essere un mediocre gioco di parole sa tanto di manuale Ikea per il montaggio di un armadio (avvitare rondella 13 al punto A per fissare anta 2, incrociare dita e che Dio v’assista).

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  • Quindi si passa al punto seguente, e lì c’è la castroneria: “Utilizzare ogni dolore vissuto per gli altri e non come un pass contro gli altri”. Scritto come peggio non si potrebbe. La prima parte della frase avrebbe dovuto correttamente essere scritta come segue: “Utilizzare per gli (o a beneficio degli) altri ogni dolore vissuto”. Così avrebbe reso il senso che Bisotti intendeva (si spera) comunicare. Invece nella formula abborracciata che si trova nella “bio” essa può essere interpretata anche nel senso di “Utilizzare ogni dolore causato dall’aver fatto un beneficio a altri”, o “occasionato dagli altri”. Ma è soprattutto la seconda parte a provocare raccapriccio: “…e non come un pass contro gli altri”. Ma cosa cazzo c’entra il pass? E che senso ha il termine nel contesto di questa frase? Di sicuro non ci azzecca nulla. Trattasi di vocabolo sparato a caso, come avrebbe potuto essere “tegame” o “zanzariera”. E come si vedrà nel lungo viaggio attraverso le pagine bisottesche non si tratta dell’unico esempio. Più probabilmente lo “scrittore” intendeva consigliare di non usare il dolore “come un’arma contro gli altri”, o “come un pretesto di rivalsa contro gli altri”. Poveraccio, non gli è riuscito fare meno peggio di quello che ha fatto.

  • Ancora: “Spendersi senza riserve e donare quel che si può. Quindi donare quel che si è”. Un solo commento: mah!

  • Andando avanti c’è un altro cambiamento di registro. Dopo essere passato dall’illustrazione della bio all’enunciazione dei princìpi della Bisottology in forma impersonale, l’autore approda all’enunciazione dei princìpi della Bisottology rivolgendosi direttamente alla bisottina. “TU!”, e l’indice punta minaccioso il petto della malcapitata come fosse un cannone. E lì la bisottina si fa picciriélla picciriélla mentre parte il precetto: “Viaggia pure attraverso le strade dell’anima ma senza andare controcuore”. Altrimenti? Dieci punti in meno nella patente? (“TU!”).

  • Le due frasi successive, strettamente correlate e perciò trattate insieme, svelano chi sia il vero nume culturale di Massimo Bisotti: “Avere contro il tuo cuore è più devastante che avere contro il cuore degli altri”. Ma questo è Gianni Togni! E immagino che Bisotti scriva ascoltando in loop via cuffie “Segui il tuo cuore”. Me lo figuro mentre tutto ispirato ticchetta le sue minime filosofiche mentre scorrono i versi: “Tu segui il tuo cuore/ capirà/ cosa vuole/ E lasciati andare/ capirà/ cosa fare”.

    https://www.youtube.com/watch?v=Xlh6_B2G8y4

  • Il cantautore di “Luna” sarebbe oggi un guru sentimentale, ha proprio sbagliato tempo. Avrebbe potuto scrivere aggiornamenti di stato come “Oh-oh-oh/ oh-oh-oh-oh/ Non ce la faccio più!” facendo squittire un esercito di tognettine, e avrebbe loro ammannito senza difficoltà anche i passaggi più criptici come “Discuto a fondo sulle potenzialità/ delle mie estremità”. Roba da usare con cura, mica come un pass contro gli altri.
  • E si giunge al tocco finale: “La mia bio in due parole? Mai controcuore_”. Come sarebbe a dire “La mia bio in due parole”? Ma perché, fin qui che cazzo hai fatto se non la tua bio? Inoltre, si noti lo slogan viene seguito da un underscore anziché da un punto. Degno modo per concludere sciattamente un testo sciattissimo.

Questo è Massimo Bisotti. Un Pink Bloc, se proprio dovessi essere io a ridurre la sua bio in due parole. Perché ci sono i Black Bloc nerovestiti, quelli che vanno in un luogo con l’intento di far casini e devastare tutto. E poi ci sono i Pink Bloc, quelli rosa nell’animo che vi massacrano di sentimentalismi melensi, che vi si scaraventano addosso come kamikaze del buonismo, che vi carezzano e vi tocchicciano con mani appiccicose di melassa. Lui è così. E per di più si è costruito un personaggio dalle sfumature pop. Uno che nelle foto indossa quasi sempre gli occhiali da sole (e tale ritrosia a mostrare gli occhi dovrà pur significare qualcosa), e che si mantiene fedele a un dress code il cui ispiratore può essere soltanto Tommaso Zanello in arte Er Piotta.

Tommaso Zanello Er Piotta
Tommaso Zanello Er Piotta

 

Massimo Bisotti con occhiali usati da Sergio Vastano per l'imitazione di Funari
Massimo Bisotti con occhiali usati da Sergio Vastano per l’imitazione di Funari
Massimo Bisotti con maglia disegnata da Grande Capo Nuvola Rozza
Massimo Bisotti con maglia disegnata da Grande Capo Nuvola Rozza

 

Massimo Bisotti con Collare Elisabettiano
Massimo Bisotti con Collare Elisabettiano
Massimo Bisotti versione cassamortaro neo-melodico
Massimo Bisotti versione cassamortaro neo-melodico

Ma giunto alla fine di questo lavoro speso a delineare il personaggio, dichiaro che contrariamente a quanto si possa pensare io provo ammirazione per Massimo Bisotti. Non per ciò che è, cosa che proprio non m’interessa. Né per ciò che scrive, che come già detto e iniziato a dimostrare è materiale pessimo. Ma perché ha saputo dimostrare uno straordinario fiuto per gli affari. Nel suo piccolo è un imprenditore innovatore, un businessman che ha scoperto una nicchia di mercato non percepita da altri e l’ha occupata. Potrebbe tenere seminari confindustriali sulle start up, perché lui ne ha creata una che fa affari d’oro: se stesso. Del resto, se c’era una sterminata mandria di Desperate Webwives cui mungere le mammelle del disordine sentimentale, perché mai non approfittarne? Erano loro a chiederlo, e lui ha offerto un servizio. Business is business. Piuttosto, è proprio sulle bisottine che bisogna interrogarsi. Quelle che si fanno tatuare sulla pelle “Mai controcuore”. Quelle che magari frustrate dalla loro vita sentimentale vanno a prendere una boccata d’aria fra i testi bisotteschi, e rinfrancate se ne tornano alle loro frustrazioni ma con animo ammansito. È su costoro che bisogna porsi degli interrogativi. Lo si farà a partire dal prossimo articolo di questa serie, in cui si comincerà a passare al setaccio i testi dello “scrittore” Massimo Bisotti. “Tu non hai idea di quanto pietosa sia la condizione della donna italiana media”. Quest’idea ce la faremo leggendo i testi bisottiani, a partire dal prossimo post.

 

Massimo Bisotti spiega a alcune bisottine come avvenga il suo processo creativo
Massimo Bisotti spiega a alcune bisottine come avvenga il suo processo creativo

30 risposte a “Massimo Bisotti e la deriva della donna italiana media – 1 L’idolo delle Desperate Webwives”

  1. L’ha ribloggato su beabea414e ha commentato:
    Abbasso i ‘pink bloc’!

  2. Solo una massima, tratta dal ricchissimo bagaglio della saggezza degli antichi: chi si somiglia si piglia. Il che apre inquietanti scenari ANCHE sui direttori editoriali delle sue case editrici che diffondono come un’epidemia di ebola questo fenomeno. E non solo questo.

    1. Totalmente d’accordo…

  3. Leggeró di nuovo con attenzione questo lungo pezzo scritto da una fonte autorevole come la sua.
    Mi limito a scrivere per il momento, le mie impressioni a freddo.
    Appartengo o no alla categoria dell italiana media? Fino a poco tempo fa pensavo di no…ora inizio a nutrire qualche dubbio. Ho letto 50 sfumature, Fabio Volo e…seguo anche Massimo Bisotti!!!
    Amo leggere qualsiasi cosa mi passi per le mani, giudico lo scritto se è stato in grado di emozionarmi o meno e non se è ben visto o apprezzato da sociologici come lei.
    Ad una prima lettura ho trovato che il testo da lei scritto avesse in partenza ed anche sul finale, una vaga pretesa di voler analizzare un fenomeno di massa, ma poi sia riuscito solo a scadere nel livore e nel rosicamento di chi si pone al di sopra degli altri per esprimere giudizi senza avere alcuna capacità critica.
    Si è limitato ad analizzare forma e contenuto della biografia dello scrittore mostrando una precarietà nella conoscenza dello stesso piuttosto limitata ed imbarazzante con la pretesa inoltre che questo riuscisse a supportare la sua tesi che Bisotti sia solo un uomo d affari e che sappia scrivere solo banalità.
    Attendo con ansia di veder passare al setaccio i testi di Bisotti, vedrà che le sue critiche saranno al meno da me, maggiormente apprezzate!

    1. …impressioni a caldo!

    2. Cara Rossella
      innanzitutto ti ringrazio per essere passata da qui e per avere esposto garbatamente le tue opinioni.
      L’accusa di rosicamento è la più frequente che uno stroncatore si senta rivolgere. Ci ho fatto l’abitudine, e ogni volta ne sorrido.
      Il fatto che tu abbia letto Bisotti, e la saga delle 50 sfumature, e Volo, non fa automaticamente di te una “donna italiana media”; categoria che, per altro, è una mia formulazione retorica tanto quanto quella di “maschio italiano medio”. Del resto, anch’io ho letto tutti i prodotti editoriali che tu citi, ma ciò non fa automaticamente di me una “donna italiana media”. Penso di non averne il fisico del ruolo, innanzitutto. A fare la differenza sono il processo di divizzazione e l’acriticità con cui questi fenomeni vanno consumati. Io li analizzo minuziosamente e li demolisco soltanto dopo.
      Nel caso di Bisotti, mi limito a dire che i suoi libri sono i peggiori che io abbia mai letto. E bada che di schifezze, causa il mestiere della stroncatura, ne leggo parecchie. Le argomenterò a partire dal prossimo post, e dopo averle lette potrai essere d’accordo o dissentire. Partendo da un principio, però: che l’opinione sull’autore ha diritto d’essere libera, mentre quella sulla grammatica e sul senso delle parole no. E su questi ultimi versanti Bisotti è raccapricciante, un disastro.
      Quanto al lavoro che faccio io sui testi, presto detto. Non arrivo a invitarti alla lettura del mio libro “L’importo della ferita e altre storie”, ma certo puoi documentarti con articoli o frammenti miei presenti sul web. Per esempio, quelli su Anna Premoli:

      Ti prego, lasciati mandare al macero

      http://www.satisfiction.me/pippo-russo-il-premio-sbancarella-anna-premoli-stoica-come-fosse-antani/

      O anche la trilogia sugli ultimi due romanzi di Chiara Gamberale:

      http://www.satisfiction.me/deconstructing-chiara-gamberale-1-il-romanzo-litografico-ovvero-fare-due-ranci-con-la-stessa-minestra/

      http://www.satisfiction.me/deconstructing-chiara-gamberale-2-lo-slogan-per-un-nuovo-corso-politico-cambia-capoverso/

      http://www.satisfiction.me/deconstructing-chiara-gamberale-3-mettere-i-soldi-nel-tassametro-i-misteri-della-lingua-gamberalica/

      Per non dire dell’autoplagio di Antonio Scurati, da me scoperto e denunciato:

      http://www.satisfiction.me/antonio-scurati-se-al-premio-strega-va-in-onda-lautoplagio/

      A proposito di Scurati, ti consiglio pure questo:

      http://www.satisfiction.me/sex-and-scurati-parte-i/

      Sono certo che ciascuno di loro, dopo aver smaltito la bile, avrà detto per recuperare un po’ d’autostima: “Questo qui è solo un rosicone”. In effetti è vero: amo rosicchiare grissini al sesamo. Mentre scrivo le stroncature, specialmente.
      Ti auguro una buona domenica.

    3. Quello che dovrebbe essere chiaro, a questo punto, è che queste tue analisi approfondite dei testi (più che semplici critiche) non sono tanto un esercizio fine a se stesso per stroncare questo o quell’autore o autrice, ma una critica giustamente radicale dell’intera politica editoriale italiana e in particolare delle maggiori case editrici. Il problema infatti non è che ci sia gente così che scriva questa roba, il problema maggiore e che più meraviglia – almeno chi ha ancora la capacità di meravigliarsi – è che questa roba venga da loro pubblicata, sostenuta, proposta come “grande scrittura”, reclamizzata, premiata. Ci si meraviglia cioè, se non si ha alcuna esperienza di questi meccanismi.
      Grandi editori che rifiutano di pubblicare o ripubblicare grandi opere del pensiero e letterarie, preziosissime e fondamentali ma ormai fuori stampa, o grandi autori stranieri, che però i loro scout non hanno trovato fra i best sellers americani, ma puntano su ronzini macilenti come fossero dei purosangue. Che spacciano roba di livelli da Drive-in come fosse la Divina Commedia. La cecità di editor incapaci del loro mestiere che manco sono in grado di aggiustare un periodo sintattico o la punteggiatura in modo da rendere il testo almeno presentabile a un compito in classe. Questo emerge da tutto quello che hai scritto. E purtroppo è tutto mostruosamente vero. In realtà è anche peggio.
      Ma allora, ci si chiede, perché? C’è di meglio in giro. Ecco, secondo quanto vedo guardandomi intorno, per lo stesso motivo per cui la produzione cinematografica italiana è inguardabile e desolante, tranne per una o due eccezioni, la TV italiana peggio ancora. E peggio, se possibile, quando col mezzo cinematografico e televisivo si pretende di fare “cultura”. Lì siamo ai livelli di Siti e Scurati.
      Perché? ripeto. Perché – a parte il sistema clientelare e il familismo ormai radicato e non sradicabile – si è trovato un mezzo infallibile per coprire fette di mercato prima non raggiungibili dagli editori. Una volta quelle fasce di mercato erano coperte dai fotoromanzi, dove per altro si sono fatti le ossa i grandi attori cinematografici italiani, e riviste analoghe. Si è visto insomma, che quelli che tu chiami donna italiana media e uomo italiano medio, (tra cui vi sono anche insospettabili sedicenti intellettuali) sono più facilmente sensibili a materiale che solletica le parti più acritiche, più pigre, più grossolane dell’attività mentale e quindi tanto più rassicuranti. Leggere qualcosa che o non si capisce ma “sembra” intelligente, o è un rimasticamento di una poltiglia di luoghi comuni e che dunque non ti costringe ad esplorare nuove idee, nuove visioni o, peggio, a guardarti dentro, che addormenta ogni senso critico e di analisi del reale, è rassicurante, comodo come una vecchia ciabatta e tanto, tanto confortevole. Perché non affidarvisi?
      Leggere romanzi rosa o fumetti MA che come romanzi rosa o fumetti sono presentati va benissimo. Ma se vengono presentati come grandi rivelazioni letterarie è un bluff, una presa per i fondelli, una truffa. E che la gente cada facilmente anche nelle truffe più patenti, lo dimostra la vicenda di Vanna Marchi, alle cui truffe hanno abboccato quasi 400.000 persone.

    4. Cara Francesca, temo che al peggio non vi sia argine. Qui ormai si pensa a produrre soltanto fenomeni da baraccone. La forma e il contenuto di ciò che scrivono sono le ultime delle preoccupazioni. Resistere si può e si deve, ma è una dura battaglia…

  4. Resistere serve a moltissimo, soprattutto a se stessi. Se si deve morire, che almeno si muoia sulle barricate. Vuoi mettere quanto è più divertente?

    1. Infatti io mi diverto parecchio a scrivere le stroncature… 🙂

    2. Appunto! E si vede. Invece io ho il sospetto che chi scrive quello che stronchi si annoi a morte. Lo faccia come un esercizio tedioso, tanto da sbarcare il lunario, tanto da arrivare ad autocopiarsi. E pure quello si vede.

  5. Gentile Pippo Russo. Lei non può immaginare il conforto che mi ha dato attraversare la Sua Strada sul tema Massimo BISOTTI. Mi creda è una sofferenza che sto sopportando da tanto e Lei mi solleva.

    Per darLe un’idea Le sottoscrivo che se fossi rimasto travolto e ferito gravemente (vorrà immaginare la figura di uno scontro fisico nell’attraversamento della Sua strada), Le sarei comunque stato “grato”. Nell’esalare l’ultimo respiro Le avrei sospirato un “GRAZIE DI ESISTERE SIG. PIPPO, SVEGLI LEI E PROTEGGA TUTTE QUELLE SINCERE SIGNORE RAPITE).

    Vengo al Dunque premettendo che io, sotto il profilo letterario e culturale in genere NON SONO NULLA. M’immagini , La prego, come un modesto fruitore di cultura e nel caso specifico come un critico non letterario (non potrei permettermi) ma di tutela umana (ch’ è soprattutto un sentimento).

    Qualche tempo fa mia moglie mi riferisce di aver sentito molto parlare, da tempo accadeva, di un fenomeno letterario che si fa sempre più strada su FBK. Questo Sig. Massimo BISOTTI è così interessante ed è così ampio il trasporto che trasmette che alcune persone hanno deliberatamente scelto di tatuarsi alcune sue sintesi di saggezza sul corpo. Ho trovato la cosa impressionante ma ricordando le follie dei seguaci (più che ammiratori) di D’Annunzio Ho potuto pensare che tali fenomeni in fondo ci sono già stati.

    Inutile dire che m’incuriosisco e comincio a seguire quello che questo individuo scrive su FBK (per doverosa sintesi preciso intanto, se non si fosse capito che la penso come LEI e la Signora Francesca). Tuttavia trovo doveroso anche comprare i tre libri (uno già letto, il secondo in lettura ed il terzo l’ho perso di vista ma è in casa e quando sarà possibile (se riuscirò a restare vivo dopo aver letto il secondo) lo leggerò, giusto per avere il quadro completo.

    E’ tanto dunque che seguo e che cerco di comprendere il sedicente “Fenomeno” perchè per quanto triste e forse pericoloso, non si può discutere che, nel bene o nel male, sia un fenomeno.

    Avrà compreso che idea mi sono fatto dunque, in diverse circostanze ho cercato di formulare delle garbatissime valutazioni critiche ricevendo commenti come quelli che ha ricevuto Lei da ROSSELLA (confortante, ribadisco, invece il lucido esame di Francesca che ringrazio).

    Nella migliore espressione sono stato definito invidioso. Ho comprato e letto “il quadro mai dipinto” e sono rimasto avvilito per il tempo perduto (lo avevo capito dalle prime pagine tuttavia dovevo andare in fondo).

    Ho comprato e sto leggendo (creda non è facile) “La luna Blu” e mi sono inceppato così tanto che non riesco ad andare ne avanti ne indietro (sono ad 1/3 di libro, roba faticosa).

    Come dicevo ho scritto dei garbati commenti sottolineando che il BISOTTI a mio avviso scrive su FBK per AFORISMI dunque sintesi di concetti abusati che peraltro se ne trovano in miliardi da prendere e manipolare a piacimento. In tale modo egli spesso usa la tecnica che io definisco “DEL GRANDE PENNELLO O PENNELLO GRANDE” che si ritrova anche nella bellissima canzone di lorenzo Giovanotti “UN GRANDE AMORE O UN’AMORE GRANDE”.

    Comunque con gli Aforismi riesce a tenere un decente livello di qualità grammaticale in genere, di sintassi e di contenuti ma, come detto è facile perchè si può fare (non dico che lo faccia) agevolmente attingendo da ampi e consolidati bacini culturali d’archivio.

    Con i libri è una tragedia. Pare, e l’ho dichiarato espressamente, di trovarsi di fronte ad un’altra persona. Peraltro una persona che non conosce la grammatica, non tanto l’abilità del senso compiuto che tutto sommato è giusto che non sia per tutti.

    Egli tuttavia si propone e viene proposto come scrittore, ed ha anche un ampio consenso, dunque per lui non è ininfluente esprimere il senso compiuto anzi, non solo è doveroso, dovrebbe esser originale (novità) o informato (notizia), o romantico, o scientifico o fantasioso o comico o qualcosa d’interessante comunque anche per genere.

    Qui invece ci troviamo di fronte ad uno che vende decine di migliaia di libri, per la complicità vergognosa di case editrici da chiudere con l’accusa di reato (demolizione dell’impianto educativo sociale con divulgazioni dannose alla lingua ed alla comprensione) .

    In fine sosterrei come, proprio dal confronto tra libri e comunicazione FBK, si capisca che la seconda è supportata da riarticolazioni dell’esistente.

    Mi farebbe pioacere di essere contattato nell’ipotesi esistano contesti educativi nei quali si potesse partecipare con lo scopo di apprendere tecniche di critica letteraria ecc,.

    Francesco BRUNO : francescobr1958@gmail,com

    1. Gentile Signor Bruno, la ringrazio intanto per l’apprezzamento che esprime per quanto mi riguarda. Mi chiedo però perché lei, nonostante abbia capito benissimo il livello del primo “prodotto editoriale” del succitato, si sia voluto prima fare del male seguitando a leggere anche il secondo, ma poi, peggio ancora, regalando al Bisotti altri diritti d’autore acquistandolo.
      Per quanto poi riguarda gli strafalcioni e le sgrammaticature che punteggiano questi stampati come le uova di mosca su un pezzo di carne marcita, sappia che gli editori pagano (magari male ma li pagano) fior di editor e revisori, che dovrebbero rendere i testi presentabili, almeno nella forma, prima di darli alle stampe. Se nemmeno quelli sanno fare il loro lavoro (e conoscendo bene il mondo editoriale la cosa mi è ben nota), forse è il caso di non contribuire a tenere in piedi case editrici magari di gran nome ma ormai evidentemente più traballanti della casa degli Usher, acquistando i loro libri. Editori che spacciano roba di bassa qualità, o traduzioni di bassa qualità, perché dovrebbero rimanere sul mercato, a meno che non si diano una regolata?
      Per la critica letteraria, credo che la scuola migliore sia quella dei grandi classici su cui farsi il gusto e l’orecchio, che sapevano scrivere e non avevano bisogno di editor o marketing gonfiato. Legga Melville, Dickens, Balzac, Dostoevskij, Bulgakov, Primo e Carlo Levi, Calvino, Poe, Verga, Fielding, Morante, Flaubert, Maupassant, Tolstoj, per non citarne che alcuni fra quelli che amo e come mi vengono in mente e se non li ha già letti. Si divertirà e imparerà, come anche noi impariamo da questi Maestri.
      Ma la prego di non associare il nome di D’Annunzio a questa pietosa spazzatura. D’Annunzio, poeta, scrittore, saggista e drammaturgo di cultura sterminata e raffinatissima, quasi del tutto ignorato o mai letto da chi lo critica, è stato il maestro (anche se non lo ammetteranno mai) di quasi tutti i poeti e gli scrittori italiani che l’hanno seguito.

    2. Ben detto Francesca 🙂

    3. Caro Francesco, ti ringrazio per il lungo e appassionato messaggio. Hai davvero passato in rassegna tutte le piaghe del bisottismo e del contesto che ne ha fatto un fenomeno. Sulla possibilità di contattarsi, con vero piacere. Ma temo di deluderti se mi chiedi di individuare tecniche di critica letteraria. Io conosco solo quella che possiamo chiamare “lettura attenta e serrata del testo”. Altre non ne conosco. Un caro saluto

    4. Grazie Pippo e un grazie a Francesco perché questi sono i lettori che si vorrebbero. Lettori che hanno voglia di capire. Mi creda Francesco, lei un senso critico lo ha già per natura. E sappia che, fra i Diritti del Lettore di cui parla Daniel Pennac, c’è anche quello di abbandonare un libro, anche dopo poche pagine, se non ci piace o non ci dice nulla.

    5. Io vado oltre e sposo la variante Pepe Carvalho: bruciare i libri di merda nel caminetto, una pagina per volta…

  6. Gentile Francesca e Gentile Pippo. Sinceramente mi sono ospitato tra le vostre dotte pieghe perchè ero sfinito. Tuttavia essendo entrato in un servizio di agosto, onestamente non mi sarei aspettato il conforto di un vostro intervento, comunque non così immediato. Se debbo essere giusto, come si dovrebbe tutti, ci speravo che tra qualche tempo ripassando sulle vostre cose e notando questo disperato in cerca di un po’ d’ombra vi sareste fermati a soccorso.

    Come avrete notato amo romanzare e scherzare, dunque cerco di dare il giusto peso alle cose ma senza appesantirle. Non di meno, credetemi il furto che trovo più odioso è quello dei sentimenti. E’ questa la ragione per la quale nonostante abbia avuto moltissime opportunità di godere il piacere dell’intimità di moltissime belle donne, lo dico non senza dolore. ho profittato poco.

    ho sempre creduto che anche in un rapporto dove si fosse disponibili a scambiarsi anche solo fugaci attenzioni, assicurando reciprocamente di riuscire a tenere fuori le anime, esse Anime non avrebbero poi rispettato i patti dei rispettivi contenitori e questo perchè lo spirito ha rango e dignità di molto superiore ad ogni cosa tonto più ai corpi che li custodiscono.

    Mi crederete pazzo per scivolare in cosi ampio scenario di escursione circolare tuttavia vi assicuro che sempre di sentimenti si parla ogni qualvolta si ascolta qualcuno che indica un percorso, un sentiero un modo di vivere un modo d’agire. Egli dovrebbe infatti essere prudente e vigile per non recare danno incontrollabile. Pensate c’è chi si tatua demenze Bisottiane sul corpo.

    Noi siamo governati da impulsi che di motorio hanno solo l’istante finale. se un nostro arto fosse atrofizzato non cesseremmo pensare un impegno per lui, lo desidereremmo comunque e magari penseremmo che una qualche presenza superiore potrebbe, se lo desiderassimo veramente tanto, persino riattivarlo. pensate, per il solo fatto che ci farebbe piacere arriviamo a desiderare l’impossibile, l’irrazionale, questa è FEDE.

    E se non fosse un arto? Che ha compiti solo materiali come portare un bicchiere d’acqua alla bocca e fossero ad esempio le labbra? se desiderassimo solo baciare nostro figlio o il nostro amore o la nostra mamma’ per trasfondere generosi vapori della nostra anima?.

    Non c’e’ dunque nulla in noi di materiale. tutto. Dico tutto è rigorosamente governato da sentimento.

    Se avete sopportato la cappella fino ad ora non vi sottrarrete alla MORALE:

    Non torcerei un capello a chi mi colpisse con un pugno anche se mi facesse sanguinare il labbro. Tuttavia non oso riferire cosa farei a chi riempisse il cuore e l’anima di mio figlio o mia figlia o mia moglie o un mio Amico o di Voi che mi siete estranei, … non oso dunque riferire cosa farei allo spregiudicato venditore di orribili, perverse, o demenziali fantasie che carpissero l’innocente buona fede o la dolorosa fragilità per traumi forti o gravi lutti o criticità di sentimento. Non lo riferisco perchè preferisco che voi pensiate che io non sia capace di demolire ma solo di generare perchè questo desidero fare.

    E’ per questo che cerco di convertire il Bisotti che è uno di questi fanatsisti ma mi hanno dato dell’invidioso e lui lo hanno definito un Capo che sa comandare. E sono intervenuto sul suo profilo per invitarlo a discuterne con garbo in modo diretto. Ma nulla!!!!

    Ecco cosa volevo dire. Grazie per avermi assistito in questo sfogo. e scusatemi.

    Mi piacerebbe essere più vicino alle vostre cose perchè talvolta è necessario cercare chi può capirti e vuole fare qualcosa con te.

    Francesco BRUNO.

    PS: citavo D’annunzio, stando a capo chino ma solo per esprimere un esempio di bizarria ed originalità e di MITO. Nulla a che fare con Bisotti. Ci mancherebbe altro.

    1. Caro Francesco, qui sei il benvenuto… 🙂

  7. […] precedenti puntate sono state pubblicate qui, qui e […]

  8. […] colto da un dubbio: ma Gramellini sarà mica il padrino di cresima di Massimo Bisotti? (leggere qui, qui, qui e […]

  9. […] con “La luna blu. Il percorso inverso dei sogni” di Massimo Bisotti (di cui ho scritto qui, qui, qui e qui). Che non per caso è quasi omonimo di Sara […]

  10. Ma quanto inutile rumore. Mi sono imbattuto per errore in questa discussione dalla quale intendo dissociarmi ancor prima di incrociarla, ma non prima d’aver dato una velocissima opinione. Noto un certo impegno nel voler demolire ad ogni costo questo ragazzo. Massimo Bisotti … l’ho conosciuto personalmente ed è una bravissima persona e mi piace cosa e come lo scrive. E allora ??? Magari è l’invidia a suscitare tanto rumore con una buona dose di odio per condimento. Suvvia ♫

    1. Ma quanto inutile rumore la tua esistenza. Gira alla larga e vai a bisottizzarti altrove, va’…

  11. avvocatolo

    Urkalamiseria! Un post aguzzo e tagliente! Devo però andare prima a informarmi su questo Bisotti che mi dicono essere un fenomeno, proprio ieri me l’han segnalato e oggi incappo in te! La segnalazione che mi han fatto è simile a quel che dici tu (certo si era in una chat facebook e di parole ne hanno usate un tantinello di meno delle tue :-D)… sospendo il giudizio prima di tornare qui a dire se sei un mito oppure non 😀 (non che dipenda dall’aver detto cose giuste, eh, la mia è una battutina… no lo dico perchè sai mai che mi prendi di mira e mi fai un post così mi demolisci!).

    1. Tranquillo, non ti demolisco. E scusami per il ritardo nel risponderti 🙂

  12. […] e promuove il peggio che il web proponga. Hanno arruolato il desolante Massimo Bisotti  (leggi qui, qui, qui e qui) facendone un autore di punta, sicché volevate che non elevassero Miss Refuso al […]

  13. Lele Anastasi

    Mi hai fatto morire da ridere. Critica spietatissima, forse troppo… è vero che non è Dio della letteratura ma nemmeno quel “verme” che hai descritto. Ho letto un suo libro e per i miei gusti, non era male.
    Ripeto, non è un fenomeno ma c’è molto… molto peggio.
    Ma fammi capire… per essere incazzato così… t’ha fregato la donna???

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